I numeri pubblicati della CAI indicano che a fine 2022 sono circa 2300 le coppie italiane con una procedura di adozione internazionale pendente presso un ente autorizzato a fronte di 565 adozioni realizzate nell’anno. Per alcuni Paesi la lista di famiglie è decisamente lunga e conta anche centinaia di coppie Italiane in attesa contro le poche decine di adozioni concluse. Una situazione che inevitabilmente causa tempi di attesa lunghi anche oltre 4 anni e una situazione all’estero che rischia di creare pressioni sui Paesi dove la presenza degli enti è massiccia.
Questo il commento di Daniela Russo, responsabile adozioni di CIAI:
“Lo scenario generale preoccupa e pone sfide importanti e altrettanto urgenti.Il sistema adozioni ha bisogno di essere ripensato, più che in un’ottica di ripresa dei numeri -che vediamo possibile solo in parte consapevoli che non ci sarà un ritorno al passato- con l’obiettivo di mettere in campo interventi specifici per la realizzazione di adozioni di qualità e che rispondano ai bisogni di una realtà che si è sensibilmente modificata. Crediamo che tutti gli attori coinvolti – CAI, Tribunali, Servizi Territoriali, Enti Autorizzati – debbano più che mai adoperarsi in azioni comuni e sinergiche, coerenti ed efficaci, a garanzia del primario interesse dei minori e delle coppie, alle quali devono essere garantiti interventi di accompagnamento, preparazione e supporto competenti durante le diverse fasi della procedura e anche dopo l’inserimento del bambino in famiglia. Occorre lavorare in una direzione univoca per accrescere la consapevolezza della realtà attuale dell’adozione e di quelli che potranno essere gli scenari futuri.
D’altro canto, resta imprescindibile potenziare le competenze di quanti operano a fianco di minori e famiglie, sia in Italia che all’estero e curare le relazioni tra le Autorità competenti. L’azione di rafforzamento dei sistemi di protezione dell’infanzia nei Paesi è una delle azioni prioritarie da perseguire affinché i minori soli in condizione di abbandono possano vedere assicurato il loro diritto alla famiglia nel minor tempo possibile, anziché attendere anni negli istituti per la definizione della loro adottabilità.”
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