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Didattica a distanza: parliamo di metodo

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Categoria: #tu6scuola

L’anno scolastico sta per terminare e e il pensiero di tutti, alunni, docenti, educatori e genitori, è rivolto alla ripresa a settembre.

foto Unsplah

Nell’attesa di certezze e di capire quale nuovo equilibrio aspettarci tra didattica in presenza e a distanza, abbiamo fatto una chiacchierata con Feldia Loperfido, psicoterapeuta, dottore di ricerca in psicologia dell’educazione e formatrice, e con Giuseppe Ritella, psicologo dell’educazione, ricercatore e formatore insegnanti, rispettivamente cofondatrice e socio di Faber City, partner di #tu6scuola nel territorio di Bari.

Una delle slide a supporto della formazione insegnanti

La didattica a distanza è qualcosa a cui nessuno era preparato e che ha messo tutti alla prova. Anche a Bari le attività di aggiornamento insegnanti, orientamento e sostegno allo studio sono state in molti casi convertite in “assistenza tecnica”, cosa ci potete raccontare di questo?

Il tema della competenza digitale è centrale, tanto per gli studenti, quanto per i docenti.
Gli insegnanti avevano livelli molto diversi di confidenza e di dimestichezza con le tecnologie digitali e l’esperienza ci ha mostrato che neppure i ragazzi erano disinvolti come si sarebbe potuto pensare.
Nel caso dei docenti, poi, si è riscontrata una doppia difficoltà, perché oltre a dover conoscere i nuovi strumenti a disposizione, si sono trovati a dover fare a loro volta da guida per i ragazzi. E, in generale, senza essere formati per farlo.

Parliamo di supporto tecnologico durante le videolezioni?

Anche, ma l’aspetto tecnico è fortemente connesso a quello educativo. Facciamo un esempio molto semplice: saper impostare o modificare una password significa anche comprendere il significato reale di un account virtuale, cogliere l’importanza di avere cura dei propri dati sensibili. La cittadinanza digitale comporta diritti e doveri: è un tema non scontato, verso cui serve accompagnare i ragazzi.
Per questo l’azione di Orientamento Studenti, da orientamento per le scelte di vita, è diventata prevalentemente orientamento digitale.

Qualcosa di simile ha riguardato la proposta formativa per l’aggiornamento insegnanti, giusto?

Una delle slide a supporto della formazione insegnanti

In parte sì, anche se avevamo già in progetto dei moduli formativi su TIC (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), Robotica e Didattica per competenze. 
Abbiamo modificato il nostro programma originario sulla base delle scelte della scuola, per permettere ai docenti di conoscere e utilizzare al meglio la piattaforma indicata per la didattica. Abbiamo optato per la flessibilità, proponendo alcuni incontri con un tema prestabilito e altrettanti on demand, dedicati a risolvere dubbi e problematiche specifiche.

Problematiche più tecniche o metodologiche?

Una delle slide a supporto della formazione insegnanti

Vanno di pari passo. 
La tendenza istintiva da parte dei docenti è quella di trovare il modo di replicare la lezione frontale, in presenza, attraverso il device. Ma una spiegazione di due ore continuative, così come viene fatta in classe, non è sostenibile a distanza e su schermo. Va impostata in modo completamente diverso.
Conoscere le funzionalità offerte dalla piattaforma è essenziale per comprendere come è possibile (e necessario) progettare una lezione in modo da renderla più coinvolgente e interattiva. E quindi più efficace.
In altre parole, si lavora a una migliore gestione della classe e al contempo si porta avanti una didattica per competenze, che dà più spazio agli studenti.
Una delle slide a supporto della formazione insegnanti

Qualche esempio?

Nel caso di Bari, si è deciso di creare gruppi di lavoro divisi per materia. Abbiamo quindi visto quali strumenti potessero valorizzare i contenuti delle diverse materie: lavagne digitali, condivisione di video, quiz e brainstorming.
La progettazione della lezione deve poter contare su tutte queste opportunità.

Dividere la classe in piccoli gruppi, anche per creare lezioni più mirate, è utile a vostro avviso?

Sicuramente è utile poter vedere più facilmente tutti i ragazzi partecipanti alla lezione ed è anche più semplice coinvolgere tutti.
Sul piano didattico è certamente un’opportunità interessante, che permette di modulare i contenuti e il ritmo della lezione sulla base dei partecipanti. Va però evitata una eccessiva rigidità nella divisione. L’obiettivo, nel medio periodo, dovrebbe essere di rimescolare nuovamente i gruppi e ricreare la varietà della classe: potrebbe essere uno degli obiettivi per la ripresa.

Il murales realizzato lo scorso anno all’I.C. CEGLIE – MANZONI LUCARELLI di Bari

La ripresa… come la immaginate?

Difficile prevedere se, quando finalmente riapriranno le scuole, prevarrà la voglia di continuare a coltivare le nuove modalità sperimentate, o piuttosto il desiderio di “disintossicarsi” dal digitale. 
Come in ogni cosa, però, sarà importante saper fare tesoro dell’esperienza: la formazione di oggi serve anche a questo.
Oggettivamente, viviamo in un mondo pervaso dal digitale ed è logico immaginare che anche la scuola prosegua il cammino in questa direzione, con una didattica blended, che preveda cioè la combinazione di TIC e modalità in presenza.
Da parte dei docenti di Bari abbiamo riscontrato grande partecipazione agli incontri (complice anche la comodità della fruizione in streaming) e molta determinazione nel mettersi in gioco. Una grande energia che promette di non esaurirsi.

Che cosa pensate del tema delle valutazioni?

Si ratta di un tema delicato, sia la valutazione degli alunni, sia quella della stessa DAD.

Questa modalità, alla quale siamo stati in qualche modo costretti, non è in sé migliore o peggiore della didattica in presenza: semplicemente è diversa. E diverso è il risultato che ha perseguito e persegue.
In questi mesi così traumatici, specialmente per i ragazzi e le fasce più fragili, la scuola è stata prima di tutto un punto di riferimento.
Il suo scopo prioritario è stato il benessere dei ragazzi, lo sforzo più grande di tutti noi attori della scuola è stato rivolto a non lasciare indietro nessuno, continuando il lavoro di contrasto alla povertà educativa e alla dispersione scolastica. 
In quest’ottica è evidente come il tema dei voti in pagella passi davvero in secondo piano.

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